Rappresentano un repertorio di prassi fattibili, sono pratiche di “materialismo pedagogico” che ogni docente MCE può far proprie e proporre come leva di cambiamento nella propria realtà scolastica e da cui partire per far crescere la condivisione sulle finalità dell’educazione.
Gli interventi/azioni che proponiamo possono gradualmente incidere sui soggetti (alunni e insegnanti) e sul contesto (organizzazione), modificando sfondo e relazioni, poiché occorre essere consapevoli che non ci può essere emancipazione se tra soggetto e contesto non c’è ricerca di risonanze attraverso cui il soggetto possa riconoscersi. Solo se ciò accade è possibile che si attivi una trasformazione del sé e dell’ambiente educativo.
Riteniamo che questa sia la dimensione che connota un uso politico della professionalità docente in risposta ad una scuola del conformismo e della subalternità.
Una scuola della subalternità, lontano dal farsi garante del dettato costituzionale, è una scuola della didattica trasmissiva, di una concezione impiegatizia del lavoro dell’insegnante, con la conseguente svalorizzazione del ruolo sociale degli insegnanti e del sistema scolastico.
Un uso politico della professionalità docente significa operare in ogni momento del fare scuola scelte consapevoli, che a scuola non sono mai neutre: la disposizione dei banchi, l’uso della cattedra, la tipologia di lezione, i tempi, i materiali, il valore dato ai bisogni e alle proposte dei bambini e delle bambine, delle culture e dei linguaggi di cui sono portatori, il valore assegnato alla relazione tra bambini e tra bambini e adulti.
Proponiamo quindi 4 passi per rendere la scuola un luogo di emancipazione.