A cura di Marco Pollano
Una Premessa Necessaria
L’introduzione di uno strumento, di un oggetto mediatore, nella classe non è mai innocente. Suppone sempre, da parte dell’insegnante, una riflessione sulle sue intenzioni pedagogiche e educative, accompagnato dall’osservazione costante delle modalità e delle condizioni con le quali i bambini e le bambine se ne appropriano. Dopo un primo tempo di appropriazione, è con la pratica regolare di situazioni di ricerca ed esercizio reale della vita cooperativa che degli apprendimenti reali possono avere luogo. Se come insegnanti consideriamo i bambini e le bambine già capaci di cittadinanza, titolari di libertà pubbliche, come fare per fare in modo che gli allievi e le allieve possano esercitare le loro libertà e i loro diritti di partecipazione? Si diventa cittadini nella pratica stessa della cittadinanza. Ed è scommettendo sulla loro autonomia, sulla loro responsabilità, sulla loro capacità di giudizio, che i bambini e le bambine possono essere accolte, vivere il valore della cooperazione, e diventare capaci di libertà, autonomia,responsabilità, solidarietà. La scuola non dovrebbe essere chiusa a delle pratiche che permettano a ciascuno di partecipare realmente al suo funzionamento e alla vita della classe, della scuola, della città. E’ anzi compito degli insegnanti proporre loro un contesto, delle attività, dei dispositivi pedagogici affinché ciascuno possa imparare ad impegnarsi in progetti collettivi, a lavorare in gruppo, a partecipare alla presa di decisioni, a sentirsi responsabile, a discutere le regole della vita nella scuola.
Il Consiglio di Cooperativa, L’assemblea, La riunione…
Il consiglio di cooperativa è una riunione a cadenza fissa e con un tempo prestabilito dove ciascuno ha il diritto di prendere la parola per dare un parere, passare un’informazione, fare una proposta su attività-iniziative-regole di vita comune, una critica, congratularsi o ringraziare.
C’é una legge del consiglio che precede qualsiasi altra legge: Si ascolta chi parla. Si chiede la parola.Nessun@ giudica nessun@. Non si può offendere né prendere in giro.
Quando il consiglio comincia , può succedere che si dimentica ciò che si voleva dire. Per non dimenticare ciò che si ha da dire si può proporre: – un pannello murale : le informazioni sono disponibili a tutti. Permette di iscriversi per chiedere la parola. Si può scrivere direttamente sul cartellone oppure sui post-it attaccati successivamente sul pannello. – una scatola di lettere: si decora una scatola che servirà a raccogliere le richieste di presa di parola sotto forma di foglietti scritti e firmati – il quaderno del segretario: scrivere le richieste di presa di parola sul quaderno del “ segretario/a” affinché questi possa dare la parole una volta aperto il consiglio. – domanda diretta: proporre all’inizio del consiglio che il “presidente” lasci la possibilità di iscriversi a coloro che vogliono parlare.
Un esempio di pannello murale: Si allestisce un pannello con 3 cartelli:
IO CRITICO / MI AUTO-CRITICO PERCHÈ
IO PROPONGO
IO MI CONGRATULO PERCHÈ
Il pannello e’ sempre appeso e visibile su una parete della classe. Ognuno è libero di scrivere ciò che vuole esporre al gruppo durante la riunione cooperativa settimanale. Il pannello murale permette di preparare il consiglio di cooperativa. Durante tutta la settimana i bambini e le bambine possono scrivere ciò di cui vogliono parlare sotto l’argomento corrispondente. Ogni argomento deve essere firmato da chi lo scrive. Se l’argomento non è firmato non si può leggere.
I Cartelli/Argomenti:
MI CONGRATULO PERCHÈ
In questa sezione si collocano le congratulazioni che bambin@ e insegnant@ si fanno per un fatto concreto e reale. Ruolo dell’insegnante è spesso quello di sostenere le congratulazioni, sia dicendo esplicitamente che sono importanti, sia producendone di mirate ad ogni assemblea.
IO CRITICO/ MI AUTO-CRITICO PERCHÈ / IO HO UN PROBLEMA CON… PERCHÈ
In questa sezione si collocano le critiche che chiunque può portare a un membro della classe. Bisogna evitare che si trasformino in “processi” e che provochino chiusure invece che aperture. E’ bene non sottovalutare il ruolo e la postura dell’insegnante che non é lì per distribuire giudizi e punizioni, nè tantomeno quello di lasciare che lo faccia qualcuno del gruppo. Le critiche portate alla luce portano a possibili chiarimenti, a comprendere dei possibili malintesi.L’insegnante vigila e promuove la delucidazione ( Le maître est là pour favoriser l’élucidation scriveva Freinet!).
Per questo è bene darsi delle precise regole:
1) Vengono prese in considerazione solo critiche relative a fatti precisi circostanziati.
Esempio: – Io critico Osvaldo perché ieri mi ha spinto sulle scale. PRESA IN CONSIDERAZIONE – Io critico Osvaldo perché mi dà sempre le botte. NON PRESA IN CONSIDERAZIONE (non si riferisce ad un fatto preciso) – Io critico Osvaldo perchè è disordinato. NON PRESA IN CONSIDERAZIONE (si riferisce alle caratteristiche di una persona e non ad una sua azione) – Io critico Osvaldo perché la sua buchetta è troppo disordinata e gli oggetti cascano fuori e poi le persone li calpestano. PRESA IN CONSIDERAZIONE
2) La critica viene letta da chi l’ha fatta ed eventualmente spiegata. Il Presidente dà poi la parola SOLO alla persona criticata che può accettare o non accettare la critica. Se l’accetta si scusa oppure si impegna a risolvere il problema. Se non l’accetta deve dire il motivo: – il fatto non è avvenuto come è stato detto nella critica.
Esempio: Ti sbagli: non è dalla mia buchetta che cascano le cose, è quella sotto la mia. Per questo non accetto la critica. – il fatto non è negativo, ma positivo (o per lo meno percepito tale). Esempio: io penso di aver fatto bene a darti una spinta perché tu mi avevi pestato cinque volte il piede apposta per farmi cadere e io ti avevo già chiesto di spostarti con le parole. Per questo non accetto la critica.
3) Nessun altro ha diritto di parola sulla critica.
IO PROPONGO
Può accadere che sia compito degli insegnanti mettere i primi. Questa sezione si riempie non appena i bambini e la bambine capiscono che le decisioni prese diventano EFFETTIVAMENTE reali. Se una decisione è diventata legge si DEVE rispettare, vale per tutti, anche per gli insegnanti ! Le proposte possono riguardare uscite, nuove attività, modifica delle regole di vita comune all’interno della classe, soluzione di problemi che sono sorti. Il presidente, dopo aver letto una proposta, dà la parola al diretto interessato. Questo spiega nei dettagli la proposta perché sia chiaro a tutti cosa si sta per andare a votare. La fase più interessante e complessa è quella della discussione della proposta che può diventare talvolta una modifica della proposta stessa, può nascere una contro-proposta oppure possono seguire semplicemente delle dichiarazioni di voto motivate. Il presidente ha il difficile compito di dare la parola e di chiudere gli interventi qualora diventassero troppi e fuori argomento. Quindi si chiarisce nuovamente la proposta nella sua versione definitiva, con relative modifiche se queste sono state accettate dall’autore della proposta, e si mette ai voti. Prendere decisioni in consiglio: il consiglio prende delle decisioni che riguardano tutta la classe. Ci sono più modi di prendere decisioni in consiglio: – Cercare un accordo: non organizzare una votazione, ricercare l’adesione di tutti – Prendere una decisione solo se nessuno si oppone (“Chi é contrario?”) – Rimandare le decisioni al consiglio successivo – Se molti pareri sono contrari:
• non prendere la decisione;
• scrivere sul verbale del consiglio di riparlarne al prossimo consiglio;
• lasciare un tempo di silenzio affinché ognuno possa riflettere e trovare una soluzione valida per tutti.
• Organizzare una votazione per unanimità (la decisione è presa se tutti sono d’accordo) o per maggioranza (si sceglie l’opzione che ha ottenuto più voti).
Attenzione: Il consiglio non può decidere su tutto: ci sono cose che non si possono cambiare soli e altre che fanno parte della responsabilità degli adulti.